10.13.2005

GLI OCCHI DEI RAGAZZI CHE HO AMATO

Forse due o tre dei miei amici avrebbero aggiunto un sottotitolo: " o forse ho creduto di amare". Io non lo voglio perchè sono convinta che nel momento in cui ho detto o pensato di amarli il mio sentimento nasceva dal cuore. Non mi pento di nessuno dei sentimenti provati e dichiarati, non ne rinnego alcuno.

Allora ricerco i loro volti. E' triste ammetterlo ma alcuni sono finiti tra i ricordi dimenticati però di tutti resta una cosa ben nitida nella mia memoria: i loro occhi.
Sguardi di bambini: persi nei loro sogni, nelle loro fantasie; nei loro pensieri; nelle loro infinite domande.
Ingenui, innocenti, disorientati da un lato, monelli, indagatori, disorientanti dall'altro.
Ma tutti trasparenti sguardi da bambini.
Quando avevano mangiato la nutella nascosta sulla mensola in alto, dietro il caffè e il sale, riponevano accuratamente al proprio posto la sedia usata per arrampicarsi fin lassù e tentavano di nascondere la marachella con le loro bugie. Ma gli occhi dicevano: "sono stato io".
Quando cadevano rovinosamente dalla bicicletta sbucciandosi le ginocchia correvano a casa, nella loro camera, s'infilavano un paio di pantaloni lunghi e quando tu gli chiedevi:"cosa è successo?" Eroicamente rispondevano: "nulla". Ma i loro occhi non nascondevano il dolore per le sbucciature.

Sguardi intensi che non dimenticherò mai.

Grazie.