4.13.2006

PER TE. PER ME

Addio. E’ arrivato il momento di scriverlo. Ti assicuro che fa male vederlo. Però è giusto che ci sia. Te lo dovevo. Me lo dovevo. E’ giusto che sia pubblico perché tu mi hai resa pubblica. Ma non ho intenzione di recriminare. Doveva essere così. Teatrale. Come sono io, come sei tu. E’ stato bello trovarsi tanto quanto è stato doloroso abbandonarsi. Intenso. Come sono io, come sei tu. Sappi però che non gridare il proprio amore non significa non provarlo ma viverlo dentro. Devastante. Come sono io, come sei tu. Però fa male vedere i propri dolori e le proprie debolezze messe in piazza. Non per la paura del giudizio altrui quanto per la consapevolezza di averli condivisi con la persona sbagliata. Sbagliata perché non ha saputo capire l’intimità di quella confidenza. L’unicità di quegli attimi di dolore ed il conforto di qualcuno che stesse lì, lontano, a soffrire con te. Non ho mai dubitato del tuo amore. Questo mi bastava per essere felice. Tu c’eri. Io c’ero. Equilibrio. Non in me, non in te. Tra noi. Paura. In me, in te. Quante cose in comune. Quanti errori. Da parte mia, da parte tua. Troppi. Forse in un’altra vita sapremo farci meno male. Ma ora lasciamoci andare. Via. Consapevoli dell’intensità di quello che c’è stato. Senza rimorsi. Così doveva essere. Dal bianco al nero. Come siamo noi. Addio.
Dal profondo di NAIMA.

4.10.2006

FIGLI DI NESSUNO

Porte che sbattono. Urla seguiti da infiniti silenzi. Quante parole buttate al vento.
Sarebbe bello poter costruire una di quelle casette per le bambole. Bianca, la vorrei, con un tetto molto a punta, un piccolo giardino sul retro, una staccionata bianca anche lei; con una grande mansarda dove ammucchiare tutti i ricordi, i libri, i cuscini, le lampade, tante lampade con luci di diverse intensità così da avere l'atmosfera desiderata ogni volta; con pochi mobili, la vorrei; con una scala a chiocciola. Dettagli. Vorrei rempirla di tanti piccoli dettagli. Vorrei aggiungerne uno ogni giorno. Così da poter distogliere il pensiero. Starei lì, tutta concentrata, con la piccola ruga nel mezzo della fronte, senza pensare a nulla se non a quella piccola sedia di paglia o al servizio di piatti giapponesi e al letto in ferro battuto. Semplicemente così, a guardare un sogno.
Senza urla dentro. Senza silenzi incolmabili. Senza porte che sbattono e risbattono. Tutto sarebbe dimenticato per un breve momento ma almeno per un momento ogni giorno.

4.09.2006

NoiSereniESempliciOCupiEAgili
NoiPuriECandidiOUnPo'Colpevoli
PerVoglieCheArdono:
NoiCerchiamoLaBellezzaOvunque.
ENoiCompresiEAmabliliOOffesiESuccubi
DiDemoniELupi,NoiFortiEAbili
OSpentiAll'Angolo:
NoiCerchiamoLaBellezzaOvuonque.
EPassiamoSpessoIlTempoCosì
SenzaUtilità(QuellaChePiaceAVoi)
SenzaUtilità(PerchèNonServeANoi)

VIE DI FUGA

Dove? Muri.Muri. Alti muri.Invalicabili muri. Inabbattibili muri. Intrapassabili muri. Sbatto. Contro le pareti. Sanguino. Continuo a sbattere. Continuo a sanguinare. Porte. Chiuse. Senza serrature. Mi siedo. Al centro di tutto questo niente. Vuoto. Intorno. Mi abbraccio. Forte. Grido. Forte. Niente. Il vuoto annulla tutto. Immobilità emotiva. Le lacrime non possono scendere. La voce non può uscire. Io non posso fuggire. Allora resto lì seduta e guardo. I muri.

4.05.2006

SI PUO' SEMPRE RICOMINCIARE

Non! Rien de rien ...
Non ! Je ne regrette rien
Ni le bien qu'on m'a fait
Ni le mal tout ça m'est bien égal !

Non ! Rien de rien ...
Non ! Je ne regrette rien...
C'est payé, balayé, oublié
Je me fous du passé!

Avec mes souvenirs
J'ai allumé le feu
Mes chagrins, mes plaisirs
Je n'ai plus besoin d'eux !

Balayés les amours
Et tous leurs trémolos
Balayés pour toujours
Je repars à zéro ...

Non ! Rien de rien ...
Non ! Je ne regrette nen ...
Ni le bien, qu'on m'a fait
Ni le mal, tout ça m'est bien égal !

Non ! Rien de rien ...
Non ! Je ne regrette rien ...
Car ma vie, car mes joies
Aujourd'hui, ça commence avec toi

QUANDO L'ANSIA NON SI ESPRIME

Quando non gridiamo più: siamo morti.
Quando non scriviamo più: siamo morti.
Quando non cantiamo più: siamo morti.
Quando non suoniamo più: siamo morti.
Quando non mangiamo più: siamo morti.
Quando non dipingiamo più: siamo morti.
Quando non parliamo più: siamo morti.
Quando non ridiamo più: siamo morti.
Quando non partiamo più: siamo morti.

Finestre sul mondo. Ecco di cosa abbiamo bisogno. Apriamone tante. Apriamole tutte. Non abbiamo paura. Cosa è il rischio? Non essere capiti? Essere criticati? Accusati? Beh...almeno ci esprimiamo. Almeno siamo vivi. Continuiamo ad andare. Buon viaggio. Nella vita.