5.26.2006

SAVINI: la Milano che conta

La vostra Naima ritorna in piena forma nella mondanità milanese dopo la sua lunga latitanza dalla City. Serata da Savini. Quello che definiscono come il miglior ristorante milanese. Boh? Vetusto ristorante polveroso, popolato da altrettanti ruderi in carne ed ossa.
Noi - sì con me c'era anche la Roby- splendide. Due giovani donne in carriera non ancora corrotte dalla società, in grado ancora di provare vere emozioni come dimostrato dalla nostra esultanza dopo aver saputo di aver vinto un SOGGIORNO 2 NOTTI 2 PERSONE A VENEZIA IN UN ***** LUSSO!
Ah ah ah. Dovevate vederci! Gridavamo al mondo la nostra gioia strafottendocene del bon ton...
Champagne e prosecco a fiumi con annessa strizzata d'occhio del cameriere dopo aver tentato invano di rifilarci un cocktail analcolico... ma ti pare che due dive bevano il crodino!

Oggi parenza per Montecarlo!....

Bella la vita da Star!

5.24.2006

KING OF SUGAR

Tu credi ancora a tutto quello zucchero che usciva dalla tua bocca mentre parlavi? Credi ancora in quel sogno? Credi ancora nella possibilità del per sempre?
Io vedo solo un re sconfitto che continua a portare la sua armatura anche se non ha più nulla da proteggere. Il suo regno è stato messo a fuoco, ha tentato di spegnere le fiamme per un po' ma poi si è arreso. Non ci credeva fino in fondo.
Ora il suo castello è solo macerie ricoperte di folta fuliggine. Il suo esercito si è disperso. Il suo popolo è morto. Resta solo una bambina abbandonata dalla famiglia in fuga. E' sporca di cenere, è bruciata dal fuoco. Ha paura. Ma non ha abbandonato ancora il regno o meglio quello che ne resta.
Il re senza cavallo vuole scappare ma in fondo al cuore sa che non sarà mai possibile farlo: l'incubo di quelle fiamme lo porterà dentro per sempre.
Basta con lo zucchero, mio re, inizia a sputare la verità.
Si sente ancora musica e la nebbia è talmente spessa che provo a morderla. Le tue labbra sul mio collo sono buone. Ho così tanto bisogno d'affetto. Ho bisogno. Sempre. Viviamo nella stessa casa, ora, nella stessa strada, a volte. Ci capita di svegliarci nel cuore della notte e quando succede iniziamo a ridere. A volte ci sentiamo fratelli. Altre volte amanti. Per ore intere non parliamo. Ci sono secondi grassi di parole che si sovrappongono incasinando qualsiasi discorso. Possiamo sentirci profondamente soli e annegare. Profondamente amici ed immortali. Gocce d'acqua che scivolano sul vetro della mia finestra. Ditemi quando dire TI AMO senza sbagliare.
-Isabella Santacroce-

UN TUFFO NEL PASSATO: TRASH!

Ed ecco qui il passato della vostra Naima che riaffiora. Senza malinconie e senza vergogne... questo passato ha un nome e cinque volti.

Ebbene sì: ero una groupie dei Fab 5... no, non mi sono sbagliata a digitare il numero. Erano i Fab 5 di Manchester. Così li chiamavano. Così li chiamavo.

Anche se ora mi rendo conto che di Fab avevano solo i loro bellissimi visini... ahimè di artistico avevano ben poco e lo dimostra il loro recente passato.

Mark, il nano dal faccino pulito, l'eunuco, il frocio, insomma quello che tanto mi piaceva, dopo una fallitissima carriera come cantante, caratterizzata da una patetica performance a Help - Red Ronnie? Ve lo ricordate?- seguita da una tourné nei teatri degli oratori italiani ed inglesi, partecipa al Grande Fratello.

Jay, detto il puttano, il butterato, la lingua bovina, alla tenera età di 40 anni tenta ancora di avere successo come ballerino: inutile.

Howie, la scimmietta rasta che chissà cosa aveva a che vedere con lo stile del gruppo, fa il dj... ma se quando parla sembra che abbia una banana in bocca? Ma se ha una voce inesistente?

Gary, il Gaz, il bombolone, il banoffi, chiamatelo come volete basta che il nome ricordi il suo fisico ciambella, dopo disperati tentivi come cantante decide di darsi alla vita matrimoniale, di avere dei figli e di ritornare all'ingrasso.

Robbie...beh nulla da dire. L'unico Fab.

Così i miei eroi dopo i loro vani tentativi di avere successo decidono di ritornare a calcare le scene insieme. Avranno forse dilapidato il loro patrimonio?
Ed eccoli alla tenerà età di 30-40 anni ritornare a fare il ridicolo!

Travestiti da una costumista con un gusto raccapricciante, con qualche chilo di troppo - che rischiava di far saltare il tour (vero GaryBombo?)- con delle voci che il tempo non avrà sicuramente migliorato, con un agilità inficiata dai primi acciacchi dell'età eccoli in tutto il loro rinnovato splendore!
Ma pensate ai loro figli: con quale coraggio possono dire ai loro amichetti "Vedi quello è mio padre".



5.22.2006

ZION

Era lì questa mattina, mi guardava allo specchio. Se ne stava lì, fermo, senza parlare e mi guardava. Piccolo, Indifeso, Timido. Bellissimo. Era arrivato come per magia, per darmi speranza.
Prometto che gli vorrò bene, tanto bene. Prometto che lo annaffierò quotidianamente con amore. Prometto che non soffrirà il freddo.
Crescerà con me giorno dopo giorno e quando sarò triste o malinconica lui mi ricorderà che non bisogna mai perdere la speranza perchè ogni giorno nel mondo nascono miglioni di Zion.

FACEVA MAGLIONI DI LANA

Faceva maglioni di lana. Li faceva per proteggersi dal freddo. Aveva sempre tanto freddo. La sera potevi sentire il rumore dei ferri che sbattevano l'uno contro l'altro. Incessantemente. Fino a notte fonda. Poi arrivava il mattino. Guardava il lavoro fatto e lo disfava. Tutto. Fino all'ultimo punto. Faceva così tutti i giorni. Quei maglioni non le piacevano. Sembrava sempre che avessero qualche buco o qualche imperfezione. Non era mai soddisfatta di tutto quel lavoro. Faceva e disfaceva. Da sola. Pensava che quelle imperfezioni derivassero dalla lana usata oppure dai ferri sbagliati o dalla luce troppo fioca della lampada. Così passavano i giorni, i mesi, gli anni. Eppure lei rimaneva sempre convinta che un giorno sarebbe riuscita a fare il maglione perfetto. Solo uno ma perfetto. Pensava che sarebbe stato così bello che sarebbe durato per sempre. Ma passavano i giorni, i mesi, gli anni e non riusciva a fare il maglione perfetto...

TO BE CONTINUED

5.20.2006

INTENSITA'

Il trillo del campanello nella casa vuota mentre fuori gli uccellini iniziano a cinguettare. Lei con un papavero in mano che attende sul ciglio della porta. Dalla casa proviene solo silenzio. Anche dentro di lei nessun rumore. Il sonno non è ancora arrivato. Eppure fuori albeggia. Un cigolio dall’interno. Un po’ di paura dentro. Mandate di chiavi. La corda di violino si tende. Spunta dal buio la faccia assonnata. Nella luce il trucco colato. Strizzata di occhi. Battito di ciglia. Attimi infiniti. Una mano fa cenno d’entrare, un’altra porge il fiore. Entrano insieme nel silenzio caldo della casa assonnata. Si sdraiano. Corpo caldo. Mani fredde. Freddezza. Coccole. Rifiuto. Ricerca. Determinazione. Debolezza. Passaggio di coltello. Il cuscino si bagna di lacrime. Silenzio. Parole. Nel vuoto. Silenzio e parole. Per ore. La fuga. La disperazione. Quella sera stessa quel letto ospiterà di nuovo due corpi ma allora parleranno inghiottendo il silenzio. Quella sera stessa quel cuscino si bagnerà ma di piacere. Quella sera stessa un altro letto rimasto vuoto la notte prima accoglierà un corpo ma solo. Quella sera stessa un altro cuscino si bagnerà ma di lacrime. Quella sessa notte il papavero appassirà sul tavolo ricordando la caducità di quell’amore. Domani però nascerà un nuovo fiore. Sarà rosso per ricordarne l'intensità.

AGOSTO

Certo che una giornata così non fa certo pensare ad Agosto. Eppure fino a ieri sembrava così vicino. Il caldo torrido, Milano fantasma. Come desidero il suo arrivo. Ma se fosse già passato e io non me ne fossi resa conto? Dio no! Che incubo. Magari mi sono addormentata e adesso è già autunno. Effettivamente il tempo è settembrino. Però la gente che incontro per le strade non è abbronzata. Posso tirare un sospiro di sollievo allora. Ho ancora un’opportunità per vivere la mia estate. Sì perché passare tutto l’inverno nell’attesa del suo arrivo e poi perderselo per aver dormito troppo sarebbe così stupido. Allora adesso non mi resta che prepararmi al suo arrivo. Ma se poi l’aspettativa non fosse appagata? Quindi è meglio non pensarci. Ma così arriverà e passera senza che io lo assapori fino in fondo. Lo so che la progettualità non è una delle mie migliore doti però su questo Agosto io ho puntato tanto. Allora perché mi sembra stia sfuggendo? Eh sì. Non bisogna mai contare troppo sulle stagioni. Soprattutto oggi che sembrano tutte come l’autunno. Agosto, dai arriva presto e non deludermi.

5.06.2006

A SIMO

Se almeno piovesse. Magari tutto verrebbe portato via. Se almeno ci fosse un arcobaleno in cielo. Magari porterebbe un po’ di speranza nel sole.Invece resta tutto sospeso come le nuvole che non lasciano filtrare la luce. Il dolore resta soffocato nella gola, nascosto dietro gli occhiali da sole, chiuso dentro i fazzoletti di carta stretti forte tra i pugni. Non servono gli abbracci, le carezze, i baci, le parole. Benché siano sinceri non servono oggi. Ci si sente così impotenti. Si pensa alla sofferenza di oggi e ad i problemi di domani. Si sa che non si potrà alleviarla in alcun modo. Ci si sente impotenti ed arrabbiati. Ci si chiede perché il destino si accanisca contro chi ne ha già passate tante, troppe. Ci si guarda dentro e si prova tanta tanta desolazione.
Un battito di ciglia. Silenzio. Calano le quinte e lo spettacolo è finito. Tutto è già stato. Si resta seduti sulla poltrona di velluto rosso, in quell’istante di buio che precede l’accensione delle luci nella sala.. Restano solo sensazioni. Il cervello non ha ancora razionalizzato. E’ passato tutto così in fretta. Ma si sa che non ci saranno repliche di questo spettacolo. Non importa quanto bello sia stato. Non si ripeterà mai più.
Allora piangi. Ne hai tutto il diritto. Tira pugni e calci. Ne hai tutto il dovere. Lascia che esca tutto come un fiume in piena che cerca di rompere gli argini. Rompili piccola nanetta. Sei abbastanza forte per poterlo fare. Io lo so.
Un inutile abbraccio.
Giorgia