2.24.2007

LA MIA PANCIA

E mi si aggrappa tutto alla pancia. E non va né su né giu. Resta lì. Per ore, giorni, mesi ed anni. Indigesto. Pesante. Ingombrante. Soffocante. Impietoso.
Somatizzo.
Empatizzo.
Le cose arrivano, non passano, le cose non mi sfiorano, si attaccano alla pancia ed ogni sforzo per mandarle via è inutile.
Sì, certo, è il punto di vista che è sbagliato. Sempre e solo il mio. Ottusità? Egoismo? Paura di vedere realmente l’altro? Desiderio che mi somigli? Ossessione verso anime affini?
So solo che rischio sempre di farle allontanare da me. Sono tanto brava in questo. (Paura di abbandono).
Severa giudice di me stessa. Mi scruto al microscopio. Mi punto un occhio di bue addosso ed inizio a recitare di fronte a me stessa ma. Allora tutto va bene, riesco persino a non innamorarmi più, a non stare più male se sento di aver perso una persona cara. Per un po’. Solo per un pochino. Poi arriva, come onda anomala, e distrugge tutto. Di nuovo.

2.13.2007

ASPETTANDO L'ESTATE

L’allegrezza del vento
Fuga i cattivi pensieri
Mentre ogni ombra fugge via
Le giornate si accorciano

La sera i fuochi inondano
I dintorni di luce

La tristezza non prevale su di me
Col canto la tengo lontana
Le giornate si allungano
Sto aspettando l’estate

Anche se non ci sei
Tu sei sempre con me
Per antiche abitudine
Perché ti rivedrò
Dovunque tu sia

Aspettando l’estate
All’ombra dell’ultimo sole
Sospeso tra due alberi
Ad immaginare
L’estasi dei momenti d’ozio
Voglio riscoprire
Aspettando l’estate

Anche se non ci sei
Tu sei sempre con me
E sono ancora sicuro
Che io ti rivedrò
Dovunque tu sia


Battiato

Assurdo come sembri continuare il mio Agosto. Assurdo come sia quello che provo ogni volta che penso al passato, ogni giorno che ripenso al tuo matrimonio. Indelebile, come il mio fiore, come il nostro fiore sbocciato da tutto il nostro dolore, coltivato con tutto il mio amore. Ci incontreremo di nuovo. Lo so e questa consapevolezza rende più dolce l'attesa.

2.12.2007

COESISTENZA

E ti senti un po' bloccato, in quel momento. E provi a muoverti ma i tuoi piedi sembrano immersi nel vinavil e ne senti quasi l'odore come quando a scuola ti facevano fare i lavoretti che chissà poi dove sono finiti. Li hanno tenuti per un po' in bella mostra appesi alle pareti di casa per far vedere a tutti quanto fosse brava la loro bambina. Poi hanno sostato per un po' nella taverna, il sacrario delle cose in disuso, e poi sono magicamente scomparsi. Ma magicamente, così, da un giorno all'altro forse a testimoniare che quella bambina non era poi così tanto brava, forse come punizione ai suoi tentativi di emancipazione. Fatto sta che il buio o la polvere o i topi hanno inghiottito tutti quegli inutili oggettini che le erano costati così tanta fatica, che erano stati l'orgolio di mamma e papà. Ma ora riaffiorano in questo colloso momento dal quale è difficile staccarsi. Ti sembra di rivederli tutti di fronte ai tuoi occhi ma i piedi affondano sempre di più in questo vinavil e ne vieni risucchiato così il momento finisce ma solo per un attimo perchè sta per arrivarne un altro fatto di puffi, di mini pony, di barbie, di barba papà e barba mamma e tanti tanti altri ancora sfilano così a ricordare la vita passata mentre la presente ti scivola tra le dita.